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Jadwiga Grabarz è nata nel 1986 in Polonia. Autrice di poesie pubblicate nelle riviste Portret, Poezja Dzisiaj, artPapier, Cegła. Nel 2008 è stata pubblicata una sua rassegna poetica, intitolata “Spegnere per il sonno”. Alcune sue poesie sono state pubblicate in traduzione nelle lingue: serbo e inglese. Abita in campagna nella regione di Galicja.


Traduzione dal polacco di Magdalena Tchórz e Katarzyna Woźniak




L’aldilà

lo spirito invisibile del mio cane mi segue
e agita la coda
attento come sempre ascolta i suoni da al di là del recinto
camminiamo insieme, io e lui, entrambi morti
anche se in modi diversi

quando riesco a dormire lo sento abbaiare nel sonno
quando cerca di raccontarmi
che cosa si trova al di là della sua vita da cane

gli rispondo allora che qui tutto come prima
nella siepe vi si intravede ancora il suo sentiero
come se le piante avessero deciso di conservare
le cose e agli odori passati
di cui non si parla dietro le porte del paradiso dei cani

quando non riesco a dormire sento abbaiare i passeri
mi segue l’ombra invisibile della mia casa
e agita la coda
camminiamo insieme anche se in modi diversi
ancora in vita

20.06.2012







Dal libro della Genesi

Un incendio oggi su di noi – la spina blu dell’alba,
come una lama. Il tempo passa nei laghi,
nell'azzurro; nelle lunghe lingue ghiacciali.

Nonostante la mattina del settimo giorno, io manco.
Per toglierti una costola
aspetto un torpore.


18.01.2010




Divorare

Saturno divora i figli masticandoli bene,
spalanca la bocca per fare spazio alle spalle dei ragazzi
e ai fianchi delle ragazze. La morte obbedisce alle sue mani.

Quel viso dal quadro di Goya mi spaventa:
il titano che inghiotte i bocconi della carne che geneticamente
gli somiglia dovrebbe destar orrore.

Chi sarebbe stato per i propri figli, se non li avesse divorati?
Come apparirebbe quel quadro privo degli occhi
che gridano che nessuno può sfugge all'ingiustizia?

Sono figlia di Saturno. Mi sto spegnendo per il continuo girare nell’orbita.
Se fossi una cometa, Stokłosy -
potrei cadere una volta per sempre.

25.09.2010





La storia del tempo

dove sono i miei trapassati
la gente che non ho incontrato e che non conoscerò più,
anche se somigliano ai quadri che addobbano le pareti.

dove naufragano adesso e dove galleggiano:
sdentati o zoppi con le loro facce segnate
da una sentenza del tempo.

dove sono i poeti
che scrivevano pur non conoscendo l'alfabeto,
che raccontavano le storie delle tribù;

e le casalinghe che vangavano le fila,
gli uomini che asciugavano il sudore,
avvicinandosi, passo dopo passo, all’eternità
di cui esperienza ci verrà negata.

dove è la ragione e la prudenza
che regolava tutto secondo le leggi naturali?
è finita ormai la loro sincerità e la loro vodka:

ambedue sconfitte dal tempo che oggi
grida.

21.11.2010




Online


Tra me e lei c’era un tavolo, sul tavolo c’era un vetro…
                                                                       Czesław Miłosz

Tra di noi uno schermo scialbo, il finestrino blu del Windows -
immaginiamo che al di la è seduto un pazzo simile.
Lo spazio che frantuma. Tra di noi dei disguidi, l’errore quattrocento...
quattro. Che cosa fosse di noi senza tutto questo; Senza questa nostra tenerezza:
il postmoderno muovere le labbra invisibile, un braccio che ti cerca.
Toccare con una mano un ardore in un eterna rinascita, un nuovo pianeta. Consumare gli occhi
davanti a un finestrino privo del telaio. L’impostare qualcosa di più di
un'ulteriore collegamento.









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